Preghiere ai Santi Alfio Filadelfo e Cirino, fratelli martiri
(Si festeggiano il 10 maggio)



BREVE STORIA

Nell'anno 230, mentre governava a Roma Alessandro Severo sotto il Pontificato di Papa Urbano I, nella città di Vaste in provincia di Lecce in Puglia, terra in cui il Cristianesimo ebbe una larga diffusione, nacquero i Santi
Alfio, Filadelfo e Cirino.
Nel 250 d.C. l'imperatore Gallo, succeduto a Decio, emanò un editto con cui esigeva che ogni persona sospettata di cristianesimo offrisse incenso ad una qualsiasi divinità romana, imperatore compreso.
La validità di questo editto venne estesa su tutto l'impero romano, colpendo indifferentemente i membri delle diverse comunità cristiane, i loro beni e la loro fede.
Nel 251 d.C. Nigellione, prefetto romano, ordinò che tutti i cristiani di Vaste dovessero essere condotti al suo cospetto.
Furono arrestati molti cristiani fra cui i tre Fratelli, i quali dopo essere stati interrogati, e subendo varie torture, furono prima inviati a Roma e dopo, per via mare, a Pozzuoli, dal prefetto Diomede, che avendo tentato tutte le lusinghe, anche con altre terribili torture, per farli distogliere dalla loro fede, non riuscendovi, li invia in Sicilia, sempre per via mare.
Il 25 agosto 252 d.C. giunsero a Taormina, dopo aver percorso a piedi il tragitto da Messina, dal prefetto romano Tertullo. Il preside li accolse nel suo palazzo e li interrogò, ma non riuscendo a distoglierli dalla loro fede ordinò che gli venissero tagliati i capelli, venissero coperti di pece e a colpi di sasso fossero straziate quelle bocche e così quelle tenere gengive e quei denti di candido avorio furono laceri e rotti.
Quindi così pesti in volto e grondanti sangue furono buttati in un'orrida prigione con i piedi serrati nei fori stretti di pesantissimi ceppi.
Dopo otto giorni, scortati da 40 soldati a cavallo, capitanati da Mercurio, li inviò a Lentini, sua residenza estiva.
I tre giovani Santi, a piedi e in catene, con il volto tumefatto e sanguinante, con il capo rasato e cosparso di pece, gravati anche da una grossa trave sulle spalle, iniziarono il loro gravoso cammino, avviandosi per i tornanti dell'Etna, data l'impraticabilità della via del mare, resa inaccessibile da una recente colata di lava.
Stanchi e macilenti, alle porte di Mascali sulla collina dove ora sorge il comune di Sant’Alfio di Giarre, li coglie un violento temporale, le cui sferzate d'acqua riescono a pulirli e a tonificarli, mentre dalle nuvole un uomo di aspetto venerando, l'Apostolo Sant'Andrea, con un solo cenno della mano li libera dalla pesante trave e dalle catene, facendo contemporaneamente ritornare sulle loro teste pelate le folte chiome naturali e il loro viso splendente. S'incamminarono, quindi, per la via della montagna e il 1° settembre 252 giunti a Trecastagni (CT) si riposarono sul luogo dove ora sorge un Santuario edificato in loro onore.
Riposati e rifocillati, i tre Fratelli, seguiti dai soldati, ripresero il cammino verso Catania dove, giunti al tramonto, furono incarcerati nel sotterraneo sotto la chiesa dell'Immacolata Concezione detta pure dei Minoritelli.
Ripreso all'alba il viaggio, il 3 settembre del 252 d.C., entrarono a Lentini e vennero affidati al vicario di Tertullo, Alessandro, il quale dopo vari interrogatori, li condusse nelle carceri lentinesi. In carcere compiono il miracolo di guarire Tecla, giovane di nobile famiglia, colpita da paralisi alle gambe e che nessun medico era riuscito a guarire. Il preside romano, arresosi di fronte alla loro inflessibile fede in Cristo, emanò la sua inappellabile sentenza, seguita dall'immediata esecuzione: dopo averli fatti girare ammanettati e frustati per la vie della città, esposti allo scherno del popolo inferocito ed urlante, ad Alfio venne strappata la lingua, Filadelfo fu bruciato su di una graticola, Cirino fu tuffato in una caldaia di olio bollente.
Era il 10 maggio 253 d.C., su ordine di Tertullo i loro corpi, martirizzati e privi di vita, furono legati con funi e trascinati in una foresta e gettati in un pozzo vicino alla casa di Tecla, che nella notte tra il 10 e l'11 maggio, accompagnata dalla cugina Giustina, estrasse i loro corpi dando una dignitosa sepoltura sfruttando una piccola grotta esistente ancora oggi nella chiesa di S. Alfio e sulla quale nel 261 d.C. fu eretto un grande tempio ad essi dedicato.



Preghiere
O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato ai santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, la grazia di comunicare la passione del Cristo tuo Figlio, vieni in aiuto alla nostra debolezza, e come essi non esitarono a morire per Te, concedi anche a noi di vivere forti nella confessione del Tuo nome. Per Cristo Nostro Signore.

Amen.

O martiri gloriosi della fede, noi esultiamo di santa gioia ripensando i vostri immortali trionfi, che riportaste nei più aspri tormenti.
Ed esultiamo ancora al pensiero di essere voi, i nostri difensori in vita, i nostri protettori in morte.
Dal cielo, dove sedete tra uno splendore di luce infinita, volgete i vostri pietosi sguardi sopra di noi e fateci degni della vostra protezione.
Voi otteneteci la guarigione da tutte le infermità temporali, ma soprattutto la guarigione della lebbra del peccato.
Ottenete ancora per le nostre anime una ardente carità che ci guidi nella via del bene e ci avvii al premio della vita eterna.

Amen.

Proteggi, o Signore, il tuo popolo, e poiché confida nel patrocinio dei tuoi Santi Alfio Filadelfo e Cirino, confermalo nella fede, fortificalo nelle virtù, conservalo sempre con la tua protezione.

Amen.




Vincenzo Scala


www.chiesasantalfio.it