Novena di San Giovanni Bosco

"A un cuore ben disposto,
il Signore concede sempre le sue grazie"

Sappiamo e crediamo di essere preziosi agli occhi di Dio. Siamo in ricerca della nostra vocazione e desideriamo che si realizzi il suo sogno sulla nostra vita.
Occasione davvero preziosa e bella, quella della Festa di Don Bosco, per chiedere al Signore una grazia speciale.
Vivi con fede la Novena (questi nove giorni che ci porteranno alla Festa di Don Bosco), regalati ogni giorno uno piccolo spazio, magari al mattino, vedrai che il Signore parlerà certamente al tuo cuore.

La Novena prende spunto dal “Sogno dei Dieci Diamanti” di don Bosco: CLICCA QUI PER LEGGERLO
I commenti sono di don Carlo Maria Zanotti (in fondo al testo l'indicazione bibliografica).


Struttura per ogni giorno della Novena

1. Inizio con il segno della croce
2. Leggo la frase di don Bosco e la meditazione (dal libretto: Il sogno dei 10 diamanti)
3. Prego secondo l’intenzione proposta
4. Metto a fuoco l’impegno concreto per la giornata
5. Concludo con la preghiera a San Giovanni Bosco


1° Giorno (22 gennaio)

2° Giorno (23 gennaio)

3° Giorno (24 gennaio)

4° Giorno (25 gennaio)

5° Giorno (26 gennaio)

6° Giorno (27 gennaio)

7° Giorno (28 gennaio)

8° Giorno (29 gennaio)

9° Giorno (30 gennaio)

10° Giorno - Festa di Don Bosco (31 gennaio)





I GIORNO
1° diamante: LA FEDE


“Fede e preghiere, ecco le nostre armi, il nostro appoggio” (don Bosco, MB XV,805)

Meditazione
È dono gratuito di Dio e accessibile a quanti lo chiedono umilmente. Avere fede significa aderire a Dio, affidarsi a Lui e poter dire con certezza, sì Dio è Amore!
Lo scrittore russo Tolstoj affermava che «l'uomo può ignorare di avere un Dio, come può ignorare di avere un cuore; ma senza Dio, come senza un cuore, l'uomo non può vivere». Il nostro cuore ha sete di infinito: solo in Dio questa sete viene saziata.
Dio è necessario! Non possiamo fare a meno di Lui. La vita spirituale è essenzialmente questo rapporto tra Dio e l'uomo.
L'uomo deve riconoscere la presenza e l'azione di Dio nella sua vita.
Don Bosco si esprimeva così: «Se apriamo gli occhi non possiamo non riconoscere l'esistenza, la potenza e la saggezza di Dio: da Lui ogni cosa è stata creata. Egli è Dio che ha detto: si faccia la luce e la luce fu fatta. A tutte le cose egli dice: sono io che ti ho fatto. E in questa parola, che ogni uomo può e deve comprendere, si esprime la sua potenza e la sua divinità».
La bontà di Dio Creatore e di Dio misericordioso riempiva di stupore, di meraviglia e di tenerezza la vita di don Bosco. Fare esperienza di questo Dio è un’esigenza fondamentale per ogni cristiano. Don Bosco ricordava ancora: «Due discepoli di Giovanni Battista seguivano Gesù per sapere dove abitava. Gesù disse loro: 'Venite e vedrete'. Andarono, videro dove abitava e restarono con lui quel giorno. Prendiamoci, dunque, il tempo di restare con Gesù. Guardiamolo, ascoltiamolo, silenziosamente».
Impariamo dunque che la 'fede' è un dono che va coltivato, altrimenti rischia di imboccare strade sbagliate e pericolose (superstizione, banalizzazione della vita, adesione fanatica ad ideologie, mode, persone).
Coltiviamo il senso della meraviglia per riconoscere e incontrare Dio in ogni cosa, persona e avvenimento.

Un giovane che ha fede è solido, stabile, fermo. Ha posto un fondamento sicuro alla sua vita. È come un bimbo tenuto saldamente tra le braccia della madre, sicuro della sua protezione. Per questo don Bosco diceva che «la fede è quella che fa tutto».

Preghiamo: per tutti i ragazzi in ricerca vocazionale e per i religiosi e i sacerdoti in difficoltà.

Impegno: Ripeto spesso oggi la giaculatoria: “Signore aumenta la mia fede”


Preghiera a San Giovanni Bosco





II Giorno
2° diamante: LA SPERANZA


“Coraggio! Adunque! La speranza ci sorregga, quando la pazienza vorrebbe mancarci” (d. B, MB XII,458)

Meditazione
È la virtù per la quale noi desideriamo e aspettiamo da Dio la vita eterna come nostra felicità. È la certezza della vita eterna con Dio. Scrive Dionigi Aeropagita: «Dobbiamo glorificare la vita eterna, da cui deriva ogni altra vita. Da lei riceve la vita ogni creatura, che secondo le sue capacità prende in qualche modo parte alla vita. La vita divina, che è più elevata di ogni altra vita, vivifica e custodisce la vita». Una vita generata dalla Vita, da Dio stesso. Essere giovani di speranza vuol dire dimostrare la gioia della vita cristiana, guidata, accompagnata e sostenuta dall’Alto. Per un cristiano, dunque, il tema della speranza è centrale!
Centrale perché senza la prospettiva futura della vita «in» e «con» Dio, non c’è per il cristiano e l’uomo in generale né vita né speranza. Lo afferma S. Pietro: «Dio Padre… per la sua grande misericordia… ci ha rigenerati mediante la risurrezione di Gesù Cristo… per una speranza viva». "Rigenerati" significa rinnovati, migliorati, trasformati, rifatti, ricostruiti. In Cristo siamo nuove creature. In Cristo siamo figli di Dio che è Padre, dunque, amore per tutti i suoi figli. E lo è nella forma della “misericordia”, bontà, compassione, provvidenza, tenerezza, consolazione.
Tutta la storia della salvezza e anche la nostra esistenza è avvolta e fasciata dalla misericordia del Padre.
Questa è la speranza cristiana: la certezza di appartenere ora e sempre a Dio, la convinzione di essere suoi: siamo e saremo in buone mani!

Un giovane che coltiva la speranza non ha paura di nulla e sarà sempre sereno. Don Bosco afferma: «Ricordati che in Paradiso sarà il tuo premio».

Preghiamo: per coloro che, provati dalla vita, sono tristi e scoraggiati.

Impegno: Mi impegno oggi a portare gioia e ottimismo attorno a me.


Preghiera a San Giovanni Bosco





III Giorno
3° diamante: LA CARITA’


“Fate del bene a tutti, del male a nessuno.” (d. B, MB VI,694)

Meditazione
È la virtù per la quale amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.
Utilizzando le parole del Papa nella sua enciclica Deus caritas est, «il programma del cristiano è un cuore che vede». Proprio per questo occorre educarsi a vivere la carità. Nel sogno don Bosco ricorda che «La Carità capisce tutto, sopporta tutto, vince tutto; predichiamola colle parole e coi fatti».

Un giovane che vive la carità è capace non solo di disponibilità e gratuità, non solo a dare qualcosa, ma tutto se stesso. Immersi in una società dove prevale la cultura ‘debole’ della morte, la carità vissuta diventa la testimonianza e la diffusione della cultura della vita. L’Amore ricevuto diventa cura dell’altro e per l’altro. Abbiamo bisogno di ricuperare la logica evangelica che è fatta di pura gratuità. Don Bosco diceva: «Il Signore ci ha messo al mondo per gli altri. Le opere di carità non si fanno per essere pagati». E ancora: «Fai del bene, fanne tanto e non sarai mai pentito di averlo fatto».

Preghiamo: per il Movimento Giovanile Salesiano perché sia segno dell’amore di Dio per i giovani più poveri.

Impegno: Vivo concretamente la carità, in uno degli atteggiamenti suggeriti da S. Paolo nella 1 Cor 13,4ss stando con i ragazzi più difficili.


Preghiera a San Giovanni Bosco





IV Giorno
4° diamante: IL LAVORO


“Lavora per il Signore: il Paradiso paga tutto” (d. B, MB III,587)

Meditazione
Il lavoro per l’uomo è un dovere e un diritto, mediante il quale egli collabora con Dio creatore.
Giovanni Paolo II disse che il lavoro è un bene arduo, utile e degno della nostra condizione di persone. Lavorando, non solo trasformiamo la natura, adattandola alle nostre necessità, ma cresciamo diventando persone più umane. Il lavoro è un bene…

- arduo perché implica l’applicazione delle proprie energie fisiche o mentali. Lavorare richiede sforzo e perciò stesso possiede un considerevole valore formativo e ascetico.
- utile perché ci perfeziona, arricchendoci di nuovi beni e di nuove doti; dunque ci aiuta a crescere e a maturare.
- degno perché è in relazione alla nostra dignità personale. Non è una cosa, ma coopera allo sviluppo integrale della nostra persona.
Non è meraviglioso sapere che il nostro lavoro è collaborazione con l’opera del creatore? Lavorando riproduciamo in noi l’immagine di Dio creatore.

Un giovane che si impegna nei suoi doveri di lavoro o di studio è capace di camminare nella sua fede verso la santità, perché il lavoro ci unisce alla persona e all’opera del Creatore dell’universo e al Salvatore degli uomini, Gesù Cristo, che ha lavorato per trent’anni a Nazareth.
Don Bosco ripeteva spesso: «Per lavoro s’intende l’adempimento dei propri doveri. Chi non si abitua a lavorare, per lo più sarà sempre un poltrone fino alla vecchiaia».

Preghiamo: per tutti i cristiani perché sappiano orientare a Dio ogni loro impegno.

Impegno: Offro a Gesù il mio impegno a compiere il mio dovere e ad utilizzare bene il tempo della giornata. Faccio tutto per te Gesù.


Preghiera a San Giovanni Bosco





V Giorno
5° diamante: LA TEMPERANZA


“Colla temperanza verranno l’umiltà, la castità e le altre virtù” (d. B, MB XII,355)

Meditazione
È la virtù che modera l’attrattiva dei piaceri, assicura il dominio della volontà sugli istinti e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati.
Possiamo dire che la temperanza è la virtù che ci aiuta ad essere ‘sobri’, cioè misurati, regolati e controllati in ogni cosa. Giustamente la ‘parola magica’ per vivere la temperanza è «equilibrio». C’è bisogno di equilibrio nella nostra vita! E’ temperante colui che non abusa di cibi, di bevande, di alcolici, di piaceri, che non si priva della coscienza per l’uso di stupefacenti, ecc. La persona temperante è padrona di se stessa: le passioni non prendono il sopravvento sulla ragione, sulla volontà e anche sul “cuore”.
La temperanza è indispensabile perché l’uomo “sia” pienamente uomo. Al contrario, quando, trascinato dalle sue passioni, ne diventa “vittima”, rinuncia da se stesso all’uso della ragione.
Un giovane che vuol raggiungere questo equilibrio, deve attivare un serio lavorio su se stesso e una particolare “vigilanza” su tutto il suo comportamento.
«Sonno salubre con uno stomaco ben regolato, al mattino si alza e il suo spirito è libero» (Sir 31,24).
Don Bosco ripeteva che «la temperanza è benedetta dal Signore, e giova all’intelligenza e alla sanità corporale». E ai suoi salesiani diceva: «Datemi un giovane che sia temperante nel mangiare, nel bere e nel dormire, e voi lo vedrete virtuoso, assiduo nei suoi doveri e amante di tutte le virtù».

Preghiamo: per tutti giovani che sono vittime di dipendenze di ogni sorta.

Impegno: Mi impegno a praticare qualche “mortificazione” (= dare morte al negativo che c’è in me) e a offrire al Signore le mie piccole “spine” quotidiane, perché la nostra congregazione possa fiorire...


Preghiera a San Giovanni Bosco





VI Giorno
6° diamante: L’OBBEDIENZA


“La penitenza che il Signore vuole da te è l’obbedienza” (d. B, MB V,209)

Meditazione
Passiamo ora alla descrizione di quanto si trova sul retro del mantello del personaggio apparso a don Bosco. Questi 5 diamanti rappresentano l’interiorità che ogni giovane deve irrobustire per poter vivere in pienezza la propria fede e giungere così alla vera gioia.

Il filosofo Blaise Pascal ha scritto: «È tanto difficile credere, perché è tanto difficile obbedire».
Ma che cos’è l’obbedienza e perché obbedire? Obbedire significa credere e rispondere all’Amore di Dio; è consegnarsi e affidarsi a Lui, accogliendo la sua Verità. L’uomo credente è l’uomo obbediente, ossia l’uomo che si consegna, che si fida di Dio. Obbedire (dal latino «ob-audire») significa sapere ascoltare e, soprattutto, mettere al centro di ogni nostra decisione il Signore Gesù. Ricordiamo l’apostolo Pietro che, amareggiato per la pesca infruttuosa (Lc, 5, 1-11), ha il coraggio di obbedire a Gesù che gli chiede di gettare le reti e dice: «Sulla tua parola getterò le reti!». È come dire: «Signore, nella tua parola io confido. È la tua parola che mi dà vita! In te, Signore, getto le reti della mia esistenza!». Dobbiamo dare ascolto a Dio, imparando dai molti testimoni di obbedienza che la Bibbia ci presenta.
L’obbedienza è il termometro della fiducia che noi abbiamo in Dio. Come Gesù, un giovane obbediente deve poter dire con la vita: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Fare la volontà di Dio! Ecco un bel commento fatto da alcuni monaci che vivono nelle città: «In virtù dell’obbedienza, imparerai ad amare, a rinunciare a te stesso per fare ciò che piace ai tuoi fratelli e a Dio, ad amare il tuo prossimo come te stesso e Dio al di sopra di tutto, ad andare d’accordo con gli altri per agire insieme in comunione di ascolto secondo il piano di Dio. Il Padre attende così la tua libera cooperazione al suo disegno d’amore. I tuoi fratelli aspettano la tua libera partecipazione alla comunione, in questo amore. Più obbedirai, più amerai. Più amerai, più la tua vita obbedirà. Amore e obbedienza si equivalgono. Quindi, se vuoi amare, sii obbediente» (Monaci nelle città. Una regola di vita).
Anche il successore di don Bosco, don Chavez, ha delle parole molto belle che ci aiutano a comprendere la realtà dell’obbedienza e della disponibilità: «Nessuna scuola è migliore di quella di Maria, per lasciarsi introdurre nella contemplazione e nell’accoglienza, nella custodia e nell’annunzio della Parola di Dio. Maria si pone come modello dell’accoglienza della grazia. Nessun credente come Lei è riuscito, infatti, ad ospitarla tanto bene, sì da farla creatura del suo grembo: Maria ci insegna che chi crede alla Parola la fa carne propria, che chi la serve con la vita la fa vita propria, che chi obbedisce a Dio lo converte in suo figlio».

Un giovane che "ascolta" e vive la parola di Dio (come la Vergine Maria: «Si compia in me la tua Parola»), arriva ad una "qualità alta" di vita cristiana, la santità. Don Bosco più volte incoraggiava i suoi giovani con queste parole: «Un giovane obbediente si farà santo. Il disobbediente va per una strada che lo condurrà alla perdizione».

Preghiamo: per tutti i ragazzi e i giovani in ricerca della propria vocazione.

Impegno: Vivo con intensità l’eucaristia con il desiderio di ascoltare Gesù e rafforzare la mia disponibilità ad obbedire alla sua Parola.


Preghiera a San Giovanni Bosco





VII Giorno
7° diamante: LA POVERTA’


“Contentiamoci di poco, lasciamo il bello e il comodo saremo più ben visti ed aiutati dalla divina Provvidenza” (d. B, MB IV,473)

Meditazione
L’anima della povertà è un atteggiamento interiore simile all’umiltà, alla fiducia, alla semplicità e all’infanzia spirituale. Tutti siamo invitati a identificarci con Cristo povero. Tutti siamo chiamati a incarnare l’atteggiamento interiore di povertà nella solidarietà, nel servizio e nell’impegno sociale. Mi piace pensare alla povertà come alla capacità di svuotarci di noi stessi per essere ricolmi di Colui che è la nostra ricchezza. Proprio come ha fatto Maria, che nel cantico del Magnificat si è proclamata piccola e povera, e proprio per questo Dio l’ha ricolmata di ogni grandezza.

Essere poveri oggi significa aver imparato a…

o vivere con sobrietà (e questa è già una gran cosa!)
o vivere contando soltanto su Dio
o accettare di dipendere da Dio
o accettare di essere creature bisognose del suo amore e delle sue cure.
o dare le giuste precedenze ai valori e riconoscere la superiorità di Dio e dei beni del suo Regno.

Il regno dei cieli appartiene ai poveri, perché essi sono come i bambini; che sanno stare in braccio ai loro genitori e dire: Abbà, Papà!
Pertanto il primo passo per imparare a vivere da ‘poveri’ sta in un atteggiamento di apertura a Dio, di disponibilità, di fiducia. In questa ottica la virtù della povertà non riguarda solo il retto uso dei beni terreni, ma la verità della nostra relazione con Dio.
La povertà è figlia dell’obbedienza e madre della speranza!

Un giovane che vive nell’atteggiamento della povertà è un giovane aperto a Dio, agli altri e al prossimo. Don Bosco conferma: «Come potremo essere discepoli di Gesù se ci dimostriamo così differenti dal maestro? Gesù nacque povero, visse povero, morì poverissimo».

Preghiamo: per la nostra Congregazione perché sia fedele al carisma di d. Bosco.

Impegno: Vivo la mia giornata con essenzialità e semplicità condividendo ciò che ho. Faccio un elenco delle cose di cui posso fare.


Preghiera a San Giovanni Bosco





VIII Giorno
8° diamante: LA CASTITA’


“La castità è la virtù più accetta al cuore di Maria Vergine. Se c’è questa vi è tutto. Se manca questa, non c’è nulla” (d. B, MB XI,241)

Meditazione
La sessualità è una forza diffusa e operante in tutto il nostro essere, impregna tutte le nostre facoltà e attività; è una condizione fondamentale della nostra vita di persone umane e configura il nostro comportamento e il nostro operare…
Il pensare, il volere, il sentire, lo stesso credere, amare e sperare si esprimono secondo una forma di individualizzazione sessuata. La sessualità si riferisce alla configurazione maschile o femminile della nostra persona e all’orientamento proprio dell’uomo verso la donna e di questa verso l’uomo.
Avendo chiara questa realtà, si aprono orizzonti meravigliosi di dialogo, di relazionalità, di amore vero. Che cos’è, dunque, la castità? Una forza che permette di amare come persone sessuate. La castità ordina e rende vere le forze della sessualità e dell’amore, mettendole al servizio della relazione, della solidarietà e della comunione.
Essere cristiani esige una padronanza e una canalizzazione costante degli impulsi istintivi e sessuali, reclama l’integrazione degli aspetti genitali ed erotici nell’amore interpersonale e il coronamento di tutto questo dinamismo nella carità.
La castità, di conseguenza, è in riferimento all’integrazione e alla relazione della persona in quanto essere sessuato.
Vivere la castità significa amare in modo ‘ordinato’. E per fare questo occorre educare il cuore, perché amare non è qualcosa di…
- automatico, che viene da sé col semplice fluire del tempo
- facile, di spontaneo: deve fare i conti con i nemici dell’amore, come l’egoismo, la ricerca del proprio interesse, lo sfruttamento degli altri, il piacere che rende le persone semplice oggetto.
Le conseguenze dell’amore “sbagliato”, non vero (che è l’impurità) sono ben note: lussuria, schiavitù del vizio, miopia, insensibilità e scetticismo di fronte alle cose spirituali; cioè tutto il contrario delle conseguenze della castità: trasparenza e fervore di fronte a tutto ciò che è divino. L’impurità lega, incatena e rende schiavi, è sterile rispetto alle cose buone e fecondissima nei confronti dei vizi. Amare è generare, “dare vita”, non soltanto “trasmettere la vita”. È la gratuità che diventa “totalità del dono”.
È quantomeno curioso, se non inquietante, osservare come il nostro mondo così attento a promuovere la crescita intellettuale delle nuove generazioni, così aperto all’investimento di energie sul piano culturale, non si preoccupi a sufficienza nel formare i giovani immersi in un’affettività istintiva e incontrollata, spesso fonte di sofferenza, se non di vera e propria patologia relazionale.
Il mondo degli affetti chiede dunque di essere formato e, per così dire, “raffinato” da un lavoro educativo, non meno lungo e impegnativo di quello richiesto per la formazione delle intelligenze.
- È educare al dono gratuito, alla capacità di sacrificio e alla riconoscenza: atteggiamenti oggi tanto rari quanti necessari per la nostra convivenza sociale.
- È educare a puntare in alto e a non bruciare le tappe sprecando esperienze di vita fondamentali per la crescita: in questo senso, l’educazione alla gestione ordinata e finalizzata della propria sessualità e dei propri desideri, liberati dalla prigione individualistica e riconosciuti nella loro natura relazionale e generativa, è una garanzia di formazione di persone autentiche, capaci di coniugare sentimento e volontà, passione e ragione e di dare un senso alle proprie scelte.
- E’ educare il proprio cuore, tappa fondamentale nel percorso di scoperta della propria vocazione, di risposta ad una chiamata da parte di un Padre a realizzare un disegno personale pensato per ciascuno di noi.

Un giovane in grado di vivere così la sua capacità di amare, un giovane che non ha paura ad essere casto, raggiungerà presto le vette alte della santità! Don Bosco ricorda che «il massimo e più potente custode della purità è il pensiero della presenza di Dio».

Preghiamo: chiedo il dono della purezza per i ragazzi che il Signore mi dà di incontrare.

Impegno: Passo oggi un tempo più lungo davanti a Gesù eucaristia per rendere puri i miei affetti, sentimenti e le motivazioni del mio impegno.


Preghiera a San Giovanni Bosco





IX Giorno
10° diamante: IL DIGIUNO


“E’ l’arma più potente contro le insidie del demonio” (d. B)

Meditazione
Nel sogno, don Bosco vede dei raggi che partono da ogni diamante con alcune frasi significative. Il diamante del digiuno ha scritto: «È l’arma più potente contro le insidie del demonio. È la sentinella di tutte le virtù. Col digiuno si scaccia ogni sorta di nemici».
Digiuno, astinenza, penitenza, mortificazione non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona. Il digiuno dei cristiani trova il suo modello e il suo significato nuovo e originale in Gesù che ne afferma con forza il significato essenzialmente interiore e religioso: digiuno, preghiera ed elemosina sono un atto di offerta e di amore al Padre «che è nel segreto e che vede nel segreto» (Mt. 6,18). Sono un aspetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei discepoli, tenendo presente che anche nelle pratiche di digiuno si possono annidare insidie: l'autocompiacimento, l'illusione…
C'è dunque un intimo legame fra il digiuno e la conversione della vita, il pentimento dei peccati, la preghiera umile e fiduciosa, l'esercizio della carità fraterna e la lotta contro l'ingiustizia. Oggi il digiuno viene praticato per i più svariati motivi e talvolta assume motivazioni “laiche” (proteste, contestazioni, diete…); per cui diventa sempre più necessario riscoprire e riaffermare l'originalità del digiuno cristiano che trova il suo pieno valore solo se compiuto in comunione viva con Cristo.
Esso consiste nella privazione o comunque in una moderazione non solo del cibo, ma anche di tutto ciò che può essere di ostacolo ad una vita spirituale aperta al rapporto con Dio nella meditazione e nella preghiera, ricca e feconda di virtù cristiane e disponibile al servizio umile e disinteressato del prossimo.
Il senso cristiano del digiuno e dell'astinenza spinge i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento nei confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita di oggi: lo esige la fedeltà agli impegni del Battesimo.

Un giovane che pratica il “digiuno” sarà in grado di dare un contributo originale e determinante con il suo stile di vita sobrio e austero alla costruzione di una società più accogliente e solidale.
Don Bosco afferma: «Non tutti possono digiunare, ma tutti possono amare Dio. Io non vi dico di digiunare, ma vi raccomando la temperanza».

Preghiamo: chiediamo a Maria e a don Bosco di intercedere per la nostra salvezza, per quella dei ragazzi e dei giovani, e delle persone a noi care.

Impegno: Oggi mi impegno a digiunare da…


Preghiera a San Giovanni Bosco





31 gennaio - Festa di don Bosco > 9° diamante: IL PREMIO

“Il Paradiso non è fatto per i poltroni” (d. B, MB VII,7)

Meditazione
La vita eterna è questo: il Paradiso, cioè l’essere “con” Cristo nella gioia del Padre e questo supera tutto ciò che di gioioso, di grande e di bello possiamo pensare e immaginare.
Le verità “ultime” (morte, giudizio, inferno, paradiso) sono verità che ci interpellano: rappresentano il nostro destino definitivo. Ci dicono che la vita umana non finisce con la morte e quindi ci liberano dall’angoscia della morte come fine di tutto. Noi vogliamo vivere!
Il cristiano vive “nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il salvatore Gesù Cristo”. Un’attesa che è vigilanza per non lasciarsi prendere dal sonno e così accogliere il Signore che viene.
È questo il senso del diamante denominato ‘Premio’. Noi cristiani sappiamo che la Vita Eterna, il Premio, è la grande promessa del Vangelo. Non è una vaga sopravvivenza e neppure la semplice immortalità dell'anima, ma la vita senza fine della persona con tutte le sue dimensioni, corporee e spirituali, con tutte le sue relazioni con gli altri, col mondo e con Dio. È la vita nella Gloria di Dio. Il Vangelo non promette la vita eterna a parole, ma con l'annuncio di un fatto reale: la risurrezione di Gesù. Il Vangelo è bella notizia, proprio perché non termina con il racconto della sepoltura di Gesù e della tomba vuota, ma con la novità della risurrezione e della vita eterna in Dio.

Un giovane che vive con questa prospettiva fa del suo quotidiano il luogo di incontro gioioso con Dio e i fratelli.
Recentemente, al Convegno di Verona, la Chiesa italiana ha ribadito che il centro della testimonianza cristiana è il Crocifisso Risorto! Dunque è questa la speranza viva che la Chiesa vuole offrire agli uomini di oggi.
Vedere, incontrare e comunicare il Risorto

- è il compito del testimone cristiano
- è il cammino per tenere viva la speranza
- è il compito di un giovane che ha chiara la prospettiva della vita piena con Dio.

Don Bosco ha consumato le sue forze migliori per trasmettere questa certezza ai suoi giovani: «Ho più caro il Paradiso che tutte le ricchezze del mondo». «Nelle fatiche e nei patimenti non dimenticare mai che abbiamo un gran premio preparato in Paradiso». «Un pezzo di Paradiso aggiusta tutto!».
«Il Paradiso non è fatto per i poltroni!». Anche le parole al termine della sua vita sono particolarmente significative e commoventi: «Di’ ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso».

Preghiamo: chiediamo a Maria e a don Bosco di intercedere per la nostra salvezza, per quella dei ragazzi e dei giovani, e delle persone a noi care.

Impegno: Mi spendo con gioia nell’animazione dei ragazzi e rinnovo il mio “frate o non frate, io sto con don Bosco”.





Preghiera a San Giovanni Bosco

O San Giovanni Bosco,
padre e maestro della gioventù, che tanto lavorasti per la salvezza delle anime, sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza del prossimo; aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano; insegnaci ad amare Gesù nella Eucaristia, Maria Ausiliatrice e il Papa; e implora da Dio per noi una buona morte, affinché possiamo raggiungerti in Paradiso.

Amen.






"Due sono le ali
per volare al cielo:
la confessione e la comunione
"
Sac. Gio. Bosco



I testi sono tratti da:
D. Carlo Maria Zanotti, Il sogno dei «10 Diamanti» riletto e offerto ai giovani per un cammino che porta alla vita.


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